BLOG DI ISLA NG BATA - L'ISOLA DEI BAMBINI

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Morgana e l’odore dell’India: un’esperienza difficile da dimenticare

Credo che il richiamo dell’India sia qualcosa di inspiegabile ma presente in maniera innata in molti di noi. Ogni viaggio, ogni esperienza, lascia una traccia dentro, ma alcuni di essi non si limitano a lasciarti qualcosa: si prendono anche un pezzo di te.

Ho scelto di andare in India con l’associazione Isla ng Bata – L’isola dei Bambini per realizzare due sogni: il primo era quello di fare un viaggio da sempre desiderato e poter dare un aiuto concreto, da “toccare con mano”; il secondo era poter aprire gli occhi sul mondo, un mondo così lontano e differente.

Ho realizzato così entrambi i sogni.

Il giorno in cui ho conosciuto i bambini del Centro Diurno di Gurgaon avevo una tale ansia di dare il massimo che mi sono scritta tutti i loro nomi e le loro caratteristiche fisiche, per paura di dimenticarmeli. Inutile dire che nel giro di qualche giorno mi si erano stampati nella mente.

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Morgana, volontaria di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini, gioca con i bambini del Centro Diurno.

Spesso mi sono chiesta: oggi avrò energie sufficienti per dare il massimo? Eppure ogni volta mi rendevo conto che erano i bambini a darle a me: circa quindici piccoletti al giorno che ogni mattina mi salutavano con uno squillante “Good morning ma’am!”. Bambini che arrivavano al Centro con i loro capelli spettinati, le uniformi abbottonate male, le enormi cartelle portate su spalle così piccole. Bambini che mi hanno sempre sorriso e che hanno riso di me e insieme a me.

Insegnare loro qualche parola in inglese non è stato affatto semplice. Avevo sentito dire che in India si parla inglese quasi come una prima lingua, ma la verità è che soltanto gli indiani ricchi possono studiarlo nelle English Middle School, cioè nelle scuole private. Al contrario i bambini dell’Isla Day Care Center appartengono a famiglie poverissime che provengono da villaggi lontani dove non c’è niente e dove la scuola pubblica è praticamente inesistente. I loro genitori, infatti, sono analfabeti e non sanno mettere neanche la loro firma.

Eppure, nel mese che ho trascorso insieme a loro sono stata così felice di vedere il piccolo Mehbub apprendere così velocemente, la minuta Aarati non aver più bisogno del mio aiuto per presentarsi, la dolcissima Honey passare dal non voler ripetere nemmeno una lettera allo scoppiare a piangere se non le facevo fare gli esercizi per prima.

Ecco, sono queste piccole cose mi hanno fatto capire la grande importanza dell’alfabetizzazione e della scuola. In un paese come l’India, la povertà è piuttosto miseria che sembra non lasciare via d’uscita: anche solo saper leggere e scrivere in inglese può essere un lasciapassare per un futuro migliore.

La missione di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini è portata avanti con grande impegno dalla famiglia di Ananta e Ranjita Das: la loro generosità e ospitalità mi hanno scaldato il cuore. Mi sono sentita sempre a casa. Dimenticherò difficilmente il sorriso materno di Ranjita e i suoi rimbrotti quando cercavo di non farmi rimpinzare di cibo oppure la risata sincera e felice di Ananta con i denti rossi a causa del paan. La loro premura e la loro dolcezza mi hanno fatta sentire a mio agio fin dal primo giorno e non scherzo quando dico che, per me, sono diventati davvero una seconda famiglia. Tante volte il limite della lingua ci ha impedito di comunicare a fondo quello che pensavamo e sentivamo, ma si è stabilito un legame che davvero è andato oltre le parole.

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L’allegria dei bambini all’Isla Day Care Center.

È difficile fare un bilancio di questa mia esperienza. Ho conosciuto persone speciali e visto posti di una bellezza che mi ha lasciata senza parole. Toccare con mano i racconti letti sui libri, vedere i luoghi che mi hanno raccontato i miei genitori, annusare “l’odore dell’India”, sono cose che avranno bisogno di tempo per essere metabolizzate.

Io spero di aver lasciato ai bambini del Centro Diurno e ai loro invincibili sorrisi, almeno una piccola parte di quello che loro hanno dato a me.

Morgana, volontaria nel Centro Diurno in India