Dall’aula universitaria alla Casa Famiglia: il viaggio inaspettato di Pietro
Sono partito per Calabnugan i primi di novembre 2023. Le mie ricerche per un ente che potesse offrirmi un tirocinio curricolare per la mia magistrale in cooperazione internazionale erano ricadute su questa piccola ONG di Roma di cui sentivo parlare da quando ero un piccolo lupetto scout di Mantova, ma di cui non sapevo veramente molto.
Ammetto che le mie aspettative erano un po’ basse. Avevo paura di buttare il mio tempo e le mie risorse in un’esperienza non realmente formativa e utile al percorso di un venticinquenne smanioso di buttarsi nel mondo vero del no profit umanitario internazionale. All’epoca pensavo solo a grandi missioni e progetti di larga scala in cui poter ricevere una formazione convenzionale da poter apporre sul curriculum.
Un mese e mezzo dopo, sono salito sull’aereo per l’Italia cambiato, con la testa piena di idee e pensieri nuovi. In Casa Famiglia non avevo imparato a scrivere un progetto, non avevo imparato ad interfacciarmi con grandi soggetti governativi o a monitorare la logistica di un’operazione emergenziale da tsunami. Ma avevo finalmente toccato con mano che cosa significhi trovarsi dall’altra parte del mondo a sporcarsi le mani e sentirsi coinvolti h24 da un progetto come quello di Isla ng Bata nelle Filippine.
La lunga esperienza scout mi ha permesso di adattarmi con facilità e immediatezza nel contesto della Casa Famiglia, ma ad ogni modo l’accoglienza che viene rivolta a tutti i volontari da parte dello staff e delle bambine è incredibile e può far sentire a proprio agio anche il più insicuro. Poter seguire Francesco nelle varie attività e nei lunghi discorsi, ha stimolato così tanto il mio cervello che la sera facevo fatica ad addormentarmi, tanto preso dal rimuginare e riflettere su quanto assorbito durante il giorno. Il Paese è una meravigliosa oasi tropicale ma, nonostante ciò, la mia voglia di uscire ad esplorare le varie isole si assopiva ogni giorno che passava e cresceva invece la spinta a partecipare di più alla vita in Casa Famiglia.
La cosa che più mi è rimasta impressa e che ogni volta racconto ai miei amici o alle persone interessate, è il fatto che quando mi sentivo distrutto da una dura giornata di lavoro in giardino, esausto da interminabili viaggi alla guida del van o abbattuto da eventi negativi, che magari mi facevano perdere un po’ la speranza e annebbiavano la mia visione ottimistica del progetto, ogni volta in cui questo accadeva c’era lì accanto a me una banda di bambine e ragazze fortissime e simpaticissime a ricordarmi che tutto ciò aveva un senso. Un senso splendido e robusto, capace di resistere ai peggiori monsoni.
Pietro, tirocinante con Isla ng Bata – L’isola dei Bambini