BLOG DI ISLA NG BATA - L'ISOLA DEI BAMBINI

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Ciao, io sono India, tu? Aldo racconta la sua esperienza di volontariato con Isla

Ho camminato nelle sue città, perdendomi per le sue vie, mischiandomi tra la sua gente, bevendo la sua acqua, mangiando il suo cibo.
Sono entrato in questo paese, ho varcato regioni, volato su nazioni, ho respirato la sua aria, calpestato la sua terra.
Ho visto occhi, tanti occhi, molti sfuggenti, altri… altri sorpresi e curiosi, scambiato sorrisi,
parlato…
Ho dormito sotto il suo cielo, mi sono scaldato con il suo sole, rinfrescato dei suoi venti.
Sono stato accolto a braccia aperte, trattato male e derubato dai suoi abitanti, benedetto e anche maledetto.
Ho ascoltato i suoi racconti, la sua storia e il suo dolore, il suo, quello dei suoi abitanti.

This is India.
Ho conosciuto i suoi figli, incontrato le sue tradizioni e partecipato alle sue preghiere.
Sono stato sorpreso, spesso incredulo altre contrariato, cosi silenzioso ho declinato quei giudizi troppo spesso presenti in una mente affollata.
Ho pianto, con il cuore, per le troppe vite morte ammazzate.
Ho pianto, con la mente, per l’incuranza per i bambini, per l’arroganza contro le donne, per i troppi troppo e chi niente.
Sono arrabbiato con un mondo che chiude gli occhi, con un’umanità silenziosa, con me…
L’ ho ascoltata, capendo che fino a poco tempo fa ne avevo solo sentito l’eco.

Ciao, io sono India, tu?

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Aldo a lavoro durante il suo periodo di volontariato in India con Isla ng Bata – L’isola dei Bambini.

Mi è stato chiesto di raccontare quest’India vissuta in 3 mesi, la prima cosa che mi viene in mente è: l’impatto.

L’India è quel posto che non ti aspetti, è quel luogo che dai racconti non capisci, è quel paese che quando vivi non puoi scordare.

Circa 6000 km dalla nostra Europa. Pochi, pochissimi, ma sufficienti a stravolgere completamente le tue convinzioni. Tutti ci guardano, ci osservano e ci scrutano con occhi che ci “intimoriscono”.

Usciti dal quartiere di Patel Nagar, dove nel 2010 l’associazione Isla ng Bata – L’isola dei Bambini Onlus ha aperto un Centro Diurno per bambini di strada, ci immergiamo tra persone, moto e auto, venditori ambulanti, maiali, cani, clacson e motocicli.

Immaginatevi fermi alla stazione della metropolitana e, all’arrivo del treno, dovervi gettare sopra senza che nemmeno rallenti! Ecco, credo che la sensazione che ho provato la prima volta uscito dal quartiere sia esattamente questa: sono stato travolto.

Ai bordi della strada sorgono delle strane impalcature create con scarti di legno, a loro volta coperte da legname leggero quale bambù o materiali plastici che non riesco a identificare. Baracche adibite ad abitazioni, senza bagno, senza cucina, senza letto.

Attraversando questa strada, trascinato come se mi trovassi nel bel mezzo di un fiume in piena, scorgo donne che cucinano riso in enormi padelle, uomini che rappezzano tetti costruiti con troppa poca esperienza ma che paiono piuttosto resistenti, e bambini intenti a giocare o sdraiati dentro un vecchio pneumatico che gli fa da poltrona.

Proseguendo ci accorgiamo che, per gli uomini, pareti e fusti d’albero sono considerati free toilet, accessibili ad ogni ora della giornata, l’odore acre che ne deriva è solo un contorno all’enormità di odori che ci assalgono poco più avanti.

Percorriamo tutto il lungo stradone e arriviamo alla via che qui chiamano Bazaar, un corso di media grandezza con venditori e negozi ad ogni lato della via. Veniamo inondati dalla gente e, come se non bastasse, è consentito il transito a qualsiasi tipo di vettura, a motore e non: gli odori s’intensificano, le orecchie stridono per la moltitudine di suoni, ci sembra di soffocare, ci sembra di essere sepolti dagli sguardi.

Decidiamo quindi di tornare, si è fatto tardi e il sole già tende a sparire.

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Aldo con i bambini del Centro Diurno di Isla.

Una giornata tipo al Centro Diurno di Isla

Ore 4.00 – Qualcuno si alza e si sentono i primi rumori in casa Das. L’acqua per la doccia è già sul fuoco e si sente anche l’odore del tè a scaldare sui fornelli. Qualche istante e il rumore dei passi testimoniano che non sto sognando, è mattina, sono le 4 e Ranjita è già all’opera.

Pochi minuti dopo e i passi sembrano raddoppiarsi, triplicarsi, la tv fissa sul canale Zee News è un sottofondo al suono dei cucchiai nelle tazze.

Ore 6:30 – Ananta, responsabile del progetto, è pronto e, dopo una bella colazione fatta di Chapati, lemon water and news (“Because you know, news are my breakfast”, mi ripete ogni giorno), inizia la giornata. Si reca a scuola dove è impiegato come tecnico di laboratorio e tornerà per le 15.00.

Ore 7.30 – Anche Guddu e Lala, ( i figli di Ananta e Ranjita ) sono pronti, escono e vanno a scuola.

Ore 8.00 – Ranjita accoglie Kavita, la maestra del Centro Diurno e, uno dopo l’altro, anche i piccoli bambini che arrivano. Arrivano, salutano, si siedono sul tappeto rosso, preparano quaderno e matita e iniziano la lezione (qualcuno a volte ancora dorme ma sono così piccoli!).

Ore 9.00 – Le vocine dei bimbi accompagnano la nostra colazione appena preparata da Ranjita. C’è chi conta e chi ripete l’alfabeto in inglese, chi sdraiato cerca di recuperare qualche minuto di sonno, chi ci guarda in cerca di una linguaccia o semplicemente incuriosito dalle nostre facce.

Ore 10:00 – È l’ora della merenda per i piccoli. Poco dopo è il nostro turno. Lezione di inglese: iniziamo la presentazione, diciamo i numeri, i colori e impariamo tante canzoncine. “Insegnare e divertirsi”, questo il nostro motto.

Ore 13:00 – Pranzo con riso e dahi.

Ore 15.30 – Il pomeriggio, qui al Centro Diurno, è dedicato ai più grandi: le bambine e i bambini già inseriti a scuola. L’instancabile Ranjita aiuta i ragazzi a fare i compiti.

Ore 17.30 – La giornata sembra finita qui all’ Isla Day Care Center, ma non per tutti, non per lei, per Ranjita, che si preoccuperà ancora di cucinare, sistemare, pulire e organizzare il Centro per il giorno seguente. Ranjita è il motore di questo Centro Diurno. A lei e alla famiglia Das, che rende possibile tutto questo, sento di dover fare un ringraziamento speciale. Ananta e Ranjita hanno vissuto sulla loro pelle l’importanza di andare a scuola e ricevere un’educazione.

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Sorrisi e giochi con i bambini del Centro Diurno.

La fortuna (non so come possa chiamarsi altrimenti) che ha avuto Ananta di incontrare Francesco, presidente di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini Onlus, è oggi condivisa. Non dimenticherò mai la loro massima: “If you want to do a good job, you must be crazy!”.

Aldo Riso, Volontario Isla ng Bata in India