Volontariato pre-matrimoniale: Federica e Gigi si raccontano
Ho deciso di partire per Calabnugan più o meno nello stesso istante in cui sono venuta a conoscenza dell’associazione onlus Isla Ng Bata – L’isola dei Bambini. Volevo assolutamente toccare con mano quella realtà e vedere con i miei occhi tutte le meravigliose bambine delle quali avevo sentito parlare in maniera così appassionata e coinvolgente. Così, ho coinvolto Luigi, (detto Gigi), mio fidanzato e futuro marito, e in poco meno di un mese abbiamo organizzato il viaggio nelle Filippine.
L’entusiasmo era alle stelle, ma devo ammettere di aver avuto anche paura prima di partire: io amo i bambini, resterei ore a coccolarli, ma la verità è che non sono capace di rimanere a lungo con loro, non so fare grandi giochi né organizzare delle attività. Mi stanco presto.
Quando siamo arrivati in Casa Famiglia, invece, non ho avuto neanche il tempo di pensare. Di pensare alle mie debolezze, alle mie incapacità, alle mie scarse competenze. Semplicemente: siamo stati travolti. L’accoglienza e la disponibilità di Francesco e Flora sono disarmanti, ci hanno accompagnato passo dopo passo, si sono presi cura di noi e le bambine non ci hanno mai fatto mancare il loro affetto. Sono loro ad averci coinvolti in mille giochi diversi, ad aver riempito i nostri cuori con tanta dolcezza e semplicità.
Sin dal primo istante ci siamo sentiti a casa. Ho pensato che veramente questa Casa Famiglia, i progetti che si sono realizzati e quelli che stanno nascendo, sono la prova di un sogno che si è fatto realtà e che, nonostante le prove, gli ostacoli e le difficoltà, se veramente c’è la voglia di realizzare un sogno, allora la strada si trova.
Le giornate nella Casa Famiglia sono state così diverse: le bambine partecipano a tante attività, sviluppano le proprie attitudini attraverso il gioco e ad un’educazione mirata, preparano le fettuccine, la pizza, il pane, giocolano sulla corda, con i birilli, con la palla, saltano sul trampolino, suonano la chitarra, cantano. Bisogna andare a vedere per capire.
Quando non eravamo in casa con le bambine, Francesco ci ha fatto scoprire la città di Dumaguete, spiegandoci cultura e tradizioni del posto. Abbiamo girato per le strade, abbiamo conosciuto tutti gli amici della Casa Famiglia. Siamo stati anche a visitare alcune famiglie delle bambine accolte e forse è stato questo che mi ha colpito di più: vedere le loro case di bambù, senza bagno, l’odore acre, a volte nauseante, case risucchiate da una natura selvaggia, case povere. Ciò che per noi è povertà, per loro è normalità.
Io a dire il vero, in quei momenti mi sono sentita come John Smith quando incontra Pocahontas, come il colonizzatore che vuole imporre la sua “civiltà” a qualcun altro, un popolo che vive di natura e nella natura. Ho pensato a me, a noi, che invece siamo la “popolazione del cemento” e che ci consideriamo addirittura parte del “primo mondo”. Come se ce ne fossero due, tre, quattro, mentre forse non è uno solo il mondo? E non è nella differenza, nella condivisione, la bellezza?
Purtroppo quest’esperienza è durata veramente poco, ma è stata così intensa che proporrei a tutti di partire, mettersi al servizio della Casa Famiglia, donare un po’di se stessi e il proprio tempo ed imparare tutto quello che Francesco, Flora e le bambine possono insegnare. Gigi ed io ci siamo chiesti: “come non poter amare tutto questo?”.
Fidatevi: sarà grandioso! Parola di neo-sposi.
Federica e Gigi, volontari nelle Filippine