BLOG DI ISLA NG BATA - L'ISOLA DEI BAMBINI

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Silvia, giovane volontaria: impacchetto i regali perché ci credo veramente (I parte)

Ho conosciuto Isla ng Bata – L’isola dei Bambini Onlus nel dicembre del 2009 mentre facevo servizio con il mio gruppo scouts.

Avevo allora diciotto anni. Al nostro clan era stato chiesto di andare ad incartare pacchetti regalo in un centro commerciale della capitale, in favore di questa associazione, piccola e poco conosciuta, che aveva costruito una Casa Famiglia nelle isole Filippine.

Pacchetti di Natale. La stessa attività che in quel periodo dell’anno imperversa ovunque, nelle strade, davanti ai negozi, all’angolo di incroci pieni di persone. Banchetti veramente dappertutto che io per prima avevo sempre evitato di avvicinare. Ironia della sorte stavolta mi sarei trovata dall’altra parte della barricata.

La destinazione scelta per il clan era quella del Mediaworld di Tor Vergata e per me, che ancora frequentavo l’ultimo anno del liceo, era assolutamente fuori portata.

Mi armai di coraggio e andai comunque. In quei giorni conobbi tantissimi volontari, amici, parenti dei giovani fondatori, che si davano il cambio ad impacchettare i regali cercando di incastrare impegni lavorativi e familiari. Ascoltando raccontare la storia di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini e quella di Francesco e Flora, che vivono nelle Filippine, potevo sentire tutta la loro passione, percepire i loro sentimenti, le emozioni che provavano parlando di quel progetto stupendo: una Casa Famiglia per accogliere bambine di strada delle Filippine, per aiutarle a costruirsi un futuro, per proteggerle e garantirgli gli stessi diritti delle bambine italiane ecc.

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Silvia insieme a Francesco durante il volontariato presso un banchetto di Natale di Isla.

Storie di persone che stanno facendo qualcosa di importante. All’apparenza Isla era solo una delle tante associazioni che a Natale chiedono soldi (sì, è proprio questo che in fondo si fa: chiedere soldi) per una causa più o meno vicina, più o meno apprezzabile e nobile. Tuttavia io sentivo che c’era qualcosa in più.

Per me Francesco era diventato un supereroe. Un supereroe un po’folle.

Avevo capito questo: Francesco aveva scelto di lasciare l’Italia. Dopo alcune esperienze di volontariato in India, decise di trasferirsi nelle Filippine insieme a sua moglie Flora. Era infatti andato nelle Filippine per andare a conoscere i futuri suoceri. Lì si è reso conto della situazione di estrema povertà in cui vivevano molte bambine, delle situazioni di violenza, abuso e sfruttamento a cui sono sottoposte e ha deciso di fare qualcosa in prima persona.

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Silvia durante il volontariato presso un banchetto di Natale di Isla.

Era assolutamente un supereroe.

Mentre impacchettavo goffamente guardavo le fotografie delle bambine e la storia si arricchiva di particolari.

Le persone che si avvicinavano al banchetto andavano spesso di fretta, alcuni erano indifferenti, ma altri no. Alcuni erano davvero interessati e si fermavano ad ascoltare a lungo. C’era anche chi si affacciava semplicemente per lasciare un’offerta anche senza farsi impacchettare il regalo. Dopo alcuni giorni cominciai a sentire un po’mia quella causa. Ascoltavo, la raccontavo. E ci credevo veramente.

Così un giorno decisi di farmi avanti: misi le corna da renna in testa e il cartello “Serve un pacchetto?”. Poi andai davanti alle casse ad acciuffare gente regalando grandi sorrisi e beccandomi anche qualche brutta parola. Alla fine quella fu la mia prima “esperienza di impacchettamento regali”. Fu dura, ma non la dimenticherò mai. Infatti non fu l’ultima.

L’anno successivo riproposero al clan la stessa attività. Io avevo pensato molto a Flora e Francesco, che nel frattempo avevo conosciuto, e al loro bellissimo progetto. Quel Natale “rimisi le corna” e fu bellissimo scoprire che in un solo anno erano stati fatti tanti progressi: nuove bambine accolte, nuovi volontari che erano andati nelle Filippine. Era anche stata comprata una mucca.

(Prosegue…).

Silvia, volontaria di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini