Una vita in lockdown: la vita in Casa Famiglia dopo più di un anno di restrizioni
Francesco ci scrive da Calabnugan e racconta come in Casa Famiglia si convive con un lockdown che dura ormai da febbraio 2020.
Le nostre bambine sono da sempre abituate ad una vita all’aria aperta, in struttura ma anche fuori. Si organizzano spesso trekking, si va al mare, in bici, si visitano posti nuovi sull’isola ma dallo scorso anno tutto questo non è possibile a causa della pandemia.
Quella che all’inizio sembrava una misura necessaria a contenere i contagi e garantire sicurezza, nel corso dei mesi è diventata una situazione sempre più complicata. Le nostre ragazze sono costrette a stare sempre in casa, è vietato andare al mare, è vietato fare lunghe passeggiate, alla loro fascia d’età non è consentito neppure entrare nell’unico centro commerciale della vicina Dumaguete. Tutto questo, a lungo andare, ha provocato diversi problemi di apatia, perdita di interesse, depressione. Le chiusure, inoltre, non consentono neppure gli spostamenti verso Manila dove alcune di loro sono seguite da una psicologa dal momento che a Calabnugan e nei dintorni non ci sono professionisti in materia. In questi mesi i colloqui si sono svolti unicamente on line, perdendo inevitabilmente parte della loro efficacia.
In casa sono anche arrivate nuove bambine e alcuni neonati che, nonostante gli ampi spazi della struttura, si trovano impossibilitati ad una vita normale, serena e spensierata. Tutto ciò, insieme ai traumi che i piccoli hanno già subìto nella loro infanzia, non fa che complicare la situazione. Tutti gli operatori della Casa dànno il massimo per organizzare attività, tenere impegnate e interessate le più grandi e le più piccine, responsabilizzare tutte le ospiti con turni e impegni nel corso della giornata e tutte hanno risposto in maniera esemplare, prendendo seriamente i loro ruoli e aiutando in questa difficile situazione.
Da qualche giorno sono ricominciate le lezioni, che si tengono sempre in modalità on line. Gli orari sono scanditi dai collegamenti al pc ma anche in questo caso l’assenza di contatto con i compagni, la presenza, il confronto con gli insegnanti va a pesare inevitabilmente sull’interesse e sulla voglia delle nostre ragazze. Ognuna di loro è infatti seguita anche dalle nostre operatrici per evitare ogni forma di distrazione.
Quello che tutti noi abbiamo imparato è che – nonostante gli ampi spazi aperti della casa, l’impegno e la presenza costante -, nulla è più importante della libertà di movimento, dell’incontro con l’altro, della spensieratezza per il benessere fisico e mentale delle nostre bambine, dei nostri worker e di noi stessi. Il clima di preoccupazione che ha caratterizzato le nostre vite negli ultimi mesi ha influenzato tutti noi, ma uniti riusciremo a riprendere le nostre vite e ritrovare anche la serenità. Essere una grande famiglia ci ha aiutato moltissimo in questo e l’affetto che lega le nostre ragazze è stata una potente arma contro lo sconforto e la rassegnazione. Adesso aspettiamo solo di ritrovare la nostra normalità.