In visita alla Bata House: Karin realizza un sogno
Finalmente si parte! …Eh sì è passato davvero troppo tempo: tutti questi anni prima che potessi partire per andare a vedere la realizzazione di un sogno!
Dopo tutte le promesse a Francesco: “Sì, verrò non appena avrai terminato la costruzione della casa”. Oppure: “Verrò non appena ci sarà la prima bimba!”. O ancora: “Verrò non appena mi sarò sistemata con i miei bimbi piccoli”. Ecco, finalmente è giunta l’ora: sono partita, direzione Filippine, per vedere con i miei occhi ciò che avevamo tanto sognato e desiderato, ciò che una decina di anni fa quando avevamo poco più di vent’anni sembrava un fantasia irraggiungibile: una casa famiglia.
Appena ho scorto il cancello colorato, con la scritta celeste Bata ng Calabnugan, che divide la strada da quell’isola di pace e di gioia, ho sentito un’emozione forte e, quando il portone d’ingresso si è aperto, sia io, sia mio marito, sia i miei figli (il più grande di tre anni e la piccola di uno e mezzo), siamo rimasti a bocca aperta. Davanti a noi c’era il bel giardino curato con piante e alberi stupendi, l’enorme casa sullo sfondo, gli scivoli e le altalene colorate, pulizia e ordine ovunque.
Siamo stati accolti dal canto di benvenuto delle meravigliose bambine con gran felicità.
Uno degli aspetti che più ha colpito me e Alberto, è stata la solarità delle bimbe, sempre sorridenti nei nostri confronti, aperte e disponibili al dialogo, alla ricerca di uno sguardo e della nostra attenzione. Bambine che nonostante il loro passato, che non hanno sicuramente scordato, fatto di “non-regole”, confusione, poco amore e in alcuni casi anche di violenza, sono molto coscienziose. Sono precise nello studio e ordinate nella pulizia delle loro cose: si occupano direttamente dei piatti e dei panni che lavano rigorosamente a mano già a partire dai 4 anni! Io, confesso, faticavo a tenere a bada le esigenze dei miei due figli, mentre una house mother seguiva tranquillamente anche cinque di loro che ci guardavano pure in maniera strana per la confusione che i due bambini italiani facevano rispetto a loro.
L’attenzione alle regole è essenziale, tant’è che la casa è tappezzata di cartelloni che indicano il comportamento da tenere prima del pasto, dopo i pasti, nell’orario dello studio, per la pulizia personale e le pulizie della casa. Viene indicata la lista settimanale delle mansioni che ogni bambina deve svolgere. Un aspetto che mi è sembrato bellissimo è anche l’elenco delle quattro bambine che, ogni venerdì a rotazione, Francesco e Flora portano a cena fuori per una serata diversa. Questo aiuta a rendere più intima la relazione con ciascuna di loro, come in una vera famiglia.
L’amore che Francesco e Flora mettono nel rapporto con le bambine è sorprendente: se da un lato sono veramente trattate come figlie, dall’altro non vengono fatte dimenticare le loro origini e le loro famiglie. Infatti la domenica, quando è possibile, Francesco e Flora accompagnano le bimbe a salutare i loro cari presso le povere abitazioni in cui vivono, che spesso si trovano all’interno di tendopoli e sono tuguri di pochi metri quadrati.
Purtroppo la nostra permanenza è stata breve. È bastata però a renderci conto dell’amore che regna nella “Bata House” e a ricordarci di quanto la convinzione nei propri ideali riesca, nonostante tutto, a portare avanti la realizzazione di un sogno.
Non vediamo davvero l’ora di tornarci per ritrovare tutti quegli occhioni desiderosi di attenzione!
Karin Zamuner