Sara e il volontariato nelle Filippine: “Tra le esperienze più belle della mia vita”
Sono finalmente arrivata.
Dopo aver girovagato in alcune isole delle Filippine, sono arrivata a Calabnugan, il villaggio dove sorge la Casa Famiglia. Era tanto tempo che ne sentivo parlare. Sono stata una volontaria di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini in questo Natale e ho ascoltato i racconti di Flora e Francesco sulle bambine e sulla vita della casa. Ma essere qui è un’altra cosa!
Al mio arrivo ho trovato un sacco di bambine. Quel giorno molte di loro non erano andate a scuola perché erano piene di bolle. Alcune bambine ne erano piene dalla testa ai piedi. “Chicken pox. Did you try it?” – mi hanno chiesto. Io tuttavia ero troppo curiosa e felice di essere lì e ci ho messo un po’a capire che avevano la varicella.
La prima sera mi sono commossa: le bambine, disposte in fila davanti a me, hanno cantato in coro ben tre canzoni di benvenuto. I filippini adorano cantare. A parte il karaoke, la loro grande passione, cantano per strada, nei negozi, all’aeroporto, in banca e persino nei tricycles, i mezzi di trasporto pubblico locali. Ovunque si vedono persone che canticchiano senza provare alcuna vergogna e questo mi ha trasmesso un senso profondo di liberazione.
I primi giorni in Casa Famiglia sono trascorsi lenti, tra coccole, baci, racconti, passeggiate nell’enorme giardino e piccole grandi scoperte “naturali”: il tuba (succo di cocco fermentato), l’ube (patata viola e dolce), il cervo volante che si nutre di cocco, la bull frog (rana di dimensioni giganti). E poi nella mia stanza ho avuto un graditissimo e complice coinquilino: un magnifico toko, il geco parlante.
A parte questo, ogni istante del giorno è dedicato alle bambine che mi tirano, mi abbracciano, mi parlano tutte assieme contemporaneamente. Mentre la mattina le bambine più piccole restano a casa, il pomeriggio è il turno delle ragazze più grandi che tornano da scuola. Chiamarle “bambine” mi sembra riduttivo, dal momento che alcune di loro sembrano già donne e mostrano di essere veramente sagge nel prendersi cura delle più piccine.
Sono stata completamente assorbita dai loro racconti e dalle loro richieste, ognuna con una storia da condividere, più o meno traumatica e dolorosa. Mi sono sentita “onorata” per la fiducia che hanno nutrito in me. Vedendole cosi giocose e sorridenti, è spesso difficile immaginare la loro sofferenza interiore, ma la verità è che, se queste bambine sono qui, è perché non hanno potuto vivere un’infanzia felice circondate dall’affetto e dal calore di una famiglia. L’amore e le cure che ricevono in questa Casa Fammiglia, la Isla ng Bata House, è tutto ciò che hanno.
Personalmente già sento la loro mancanza e non oso immaginare il momento in cui dovrò salutarle: i sorrisi, gli abbracci, le parole, le canzoni e le voci di tutte loro saranno per sempre impressi nella mia memoria. Senz’altro una delle esperienze più belle di tutta la mia vita!
Spero di tornare a trovarle presto e auguro a tutte loro una vita di amore e gioia.
Sara, volontaria di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini