BLOG DI ISLA NG BATA - L'ISOLA DEI BAMBINI

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Il ringraziamento di Silvia a Francesco: un sognatore visionario che ha creato un circolo virtuoso

La scorsa estate sono tornata nelle Filippine insieme alla mia famiglia. Tornare nella Isla House di Calabnugan è sempre una grande emozione per noi!

Sono anni ormai che Andrea, io e i bambini trascorriamo le nostre vacanze in compagnia delle bambine della Casa Famiglia e di Flora e Francesco. Stavolta sento di dover spendere alcune parole per un amico a cui devo molto.

Voglio raccontarvi qui di come è nata l’Associazione e, insieme ad essa, l’idea di costruire una Casa Famiglia per bambine che vivono povertà e abbandono.

Sono una delle fondatrici di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini e da due anni sono vicepresidente dell’Associazione ma, ad essere sincera, quando Francesco mi propose di buttarmi in questo progetto, la prima reazione fu di scetticismo. Nel 2004 mi sembrava un progetto troppo ambizioso e ardito per chi, come noi, non aveva nessuna competenze nell’ambito della cooperazione internazionale e della progettazione.

Venivamo dal mondo scout, eravamo giovani ed avevamo tanta buona volontà; sapevamo anche cosa significhi essere un volontario e fare volontariato ma immaginare e costruire una Casa Famiglia (nelle Filippine poi!) era un’altra cosa.

Francesco però era ed è ancora un grandissimo sognatore. Se vogliamo, un “visionario”. Uno che sogna ma che cerca anche di realizzare le sue “visioni” mettendosi in gioco in prima persona. Il suo sogno, che poi è diventato anche nostro, era quello di aiutare bambine e bambini che nascono in situazioni di grande povertà e sofferenza. Bambine e bambini che sembrano non avere possibilità di uscire dalla condizione di povertà in cui sono costretti per nascita, perché nascono in famiglie senza diritti né possibilità di sviluppo; bambine e bambini che vivono situazioni di abuso, violenza, che sono spesso abbandonati dai loro genitori, non vanno a scuola e non hanno nessuno che si prenda cura di loro se sono malati o sofferenti.

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Silvia e Apple Jane, una bambina della Casa Famiglia.

Di fronte a tutto questo siamo andati avanti e oggi so che ciò che ho dato non è neanche la metà di quello che ho ricevuto in questi anni. Le bambine di Calabnugan, i bambini che sosteniamo attraverso le borse di studio, che accogliamo in Casa Famiglia sono sì beneficiari del nostro progetto ma, in qualche modo, ne sono anche gli artefici. Essi danno vita a questa grande famiglia. Portano gioia, condividono con le volontarie, i volontari, i sostenitori la vita comunitaria e a volte anche la loro intimità. Le bambine di Calabnugan danno amore e sono generose con chi si avvicina alle loro fragilità.

Io ho potuto così smettere i miei vestiti ordinari e catapultarmi in questa straordinaria realtà, cercando di educare i miei figli alla solidarietà e alla responsabilità nei confronti dei più deboli, loro coetanei, che non hanno la fortuna di avere una famiglia che li ama, li incoraggia e li sostiene.

La scelta di vita di Francesco e Flora di vivere a Calabnugan, in Casa Famiglia, si riflette positivamente su tutti: sulle bambine, sugli operatori locali a cui si dà un esempio di amore di coppia e di famiglia, sui volontari.

Io mi sento di ringraziare Francesco per tutto questo. Provo un senso di gratitudine nei suoi confronti perché credo abbia veramente cambiato la vita di molte persone, in un modo o nell’altro. Francesco ha messo in moto un circolo virtuoso, di cui sicuramente non aveva idea né volontà quando ha proposto di fondare l’Associazione, ma che oggi è una realtà viva e consolidata che dobbiamo cercare di rendere sempre più sostenibile.

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Andrea e il piccolo Lawrence.

Faremo del nostro meglio. Grazie anche ai sostenitori di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini, ai volontari e soprattutto grazie alle bambine e ai bambini di cui ci prendiamo cura, perché sono loro a donarci forza e coraggio in tutte le nostra attività.

Il loro sorriso è la ricompensa più grande!

Silvia Paglia, Vicepresidente di Isla ng Bata – L’isola dei Bambini

Ps: so che non appena Francesco leggerà questo articolo mi telefonerà per rimproverarmi. Lui non ama essere al centro dell’attenzione! Io però glielo dovevo, anche per dirgli “grazie” dal profondo del cuore per avermi insegnato a volgere il mio sguardo altrove e a prendermi delle responsabilità nei confronti di bambine e bambini che non sono i miei, ma che ho imparato ad amare.